sabato 20 ottobre 2012

La Festa di Tutti i Santi

Nel corso dell'anno liturgico si celebrano molte feste ad onore di santi determinati: Santi Apostoli, Martiri, Vescovi, Sacerdoti, Religiosi, Vergini, Soldati, Medici, agricoltori, etc. Il primo novembre la Chiesa celebra la festa di tutti i suoi Santi che sono in cielo. Quale tripudio in cielo, festa della Chiesa trionfante che oggi, nella sua gloria, si unisce alla militante. Se in cielo si fa festa per la conversione di un peccatore e per l'aggiunta di un giusto al coro dei beati, quale non sarà la festa in cielo che glorifica tutti i beati ed eletti in Cristo?
Sin dai primi tempi la Chiesa ha festeggiato i suoi Santi, gli eroi della virtù, nei quali trionfò la grazia divina; incominciò dai Martiri e dagli Apostoli, poi estese il suo culto pubblico ai santi Vescovi ai Monaci e infine a quelli di cui risultava eroica la pratica o la vita di virtù, qualunque fosse lo stato di vita in cui erano vissuti.  

L'istituzione della festa

1. Il germe di una tale festa lo si trova nella comunità antiochena, la quale nella prima domenica dopo Pentecoste celebrava la memoria di tutti i santi Martiri. Nell'Occidente lo svolgimento della festa ha percorso i seguenti stadi. L'imperatore Foca concesse a Papa Bonifacio IV il Pantheon, costruito da Agrippa nel 27 a.C. in onore di Augusto. Il Papa lo purificò trasformandolo in chiesa e lo dedicò alla Beata Vergine e a tutti i Martiri. Il giorno della consacrazione fu il 13 maggio del 609. Perciò quel giorno divenne per Roma una commemorazione di tutti i Santi Martiri.

2. Papa Gregorio III per opporsi all'eresia degli Iconoclasti, consacrò nella Basilica di S. Pietro un oratorio "al Salvatore, alla Madonna, a tutti gli Apostoli, martiri, confessori, e a tutti i giusti perfetti morti per l' orbe" esponendovi le Immagini del Salvatore, della Vergine e numerosissime reliquie raccolte da ogni parte del mondo. Così la festa di tutti i Santi era istituita. Fu però Gregorio IV che promulgò ufficialmente per tutto l'Occidente la festa di Tutti i Santi fissandone la celebrazione al primo novembre, trasportando a questa data l'indulgenza plenaria che già Bonifacio IV aveva annessa alla festa primitiva.

3. Dal lato dogmatico e liturgico la Festa di Tutti i Santi, alla quale fa seguito la Commemorazione di tutti i fedeli defunti, è l'articolo della "Comunione dei santi" messo in pratica. Uno scambio di vita circola in questi giorni nei tre stati della Chiesa. Quelli che sono ancora nel combattimento, guardano al cielo i loro fratelli beati, per essere sostenuti dal loro aiuto, per trovare nell'esempio delle loro virtù una norma di condotta e per vedere nella loro ricompensa gloriosa la speranza di giungere alla medesima beatitudine. I Santi, dal loro canto, rispondono a tanta fiducia esercitando presso il trono di Dio il loro valido aiuto. I fedeli guardano alla Chiesa sofferente nel Purgatorio e le inviano l'aiuto e il soccorso dei suffragi. Le anime purganti ricambiano a loro volta questa carità con le loro preghiere.

Chi sono i Santi?

Quando si parla di Santi chi si intende? Generalmente intendiamo gli eroi della virtù, dell'abnegazione, della rinuncia al mondo e alle sue seduzioni; intendiamo gli eroi che seppero sacrificare la vita per Gesù Cristo, per la sua causa, per la diffusione della fede, dei quali la Chiesa ha riconosciuto e proclamato la santità. Avviene dei Santi ciò che accade agli eroi decorati in una tremenda battaglia cui partecipano centinaia e centinaia di uomini. Quanti tra i caduti e quanti tra i superstiti hanno valorosamente ed eroicamente combattuto! Se tutti non sono eroi, certo lo sono gran parte di essi. Tuttavia i decorati - superstiti o morti - sono sempre pochi. Ciò non perchè si voglia dimenticare o misconoscere il valore e il sacrificio compiuto da ognuno ma perchè non è possibile conoscerlo o documentarlo, cosa necessaria per la decorazione individuale. La stessa cosa avviene per la santità. Anche questa è un combattimento lungo, difficile, persistente. E' la battaglia del bene contro il male, della luce contro le tenebre, della virtù contro il vizio. Quanti combattono virilmente; quanti, dopo essere stati vinti, si riprendono e riparano affrontando nuove battaglie; quanti all'ultimo momento imitano il buon ladrone pentito e si gettano nelle braccia misericordiose del Padre. Quindi, anche se la Chiesa propone alla nostra venerazione un certo numero di testimoni della fede, non si deve credere che la santità sia riservata per quei pochi elevati agli onori degli altari.
"Il grande segreto della santità – ha scritto San Josemaría Escrivà - si riduce ad assomigliare sempre più a Lui, che è l'unico e amabile Modello".

“Nessun quietismo rinunciatario nel santo, che è il vero cristiano, come nessuna presunzione delle sue forze. Nessuna maledizione al tempo e alla terra, come nessun infeudamento nella realtà che passa. Il santo ricco di energie divine opera con amore e con sacrificio, come fermento che rinnova la faccia della terra. Se gli uomini capiranno, oggi, questo senso profondamente umano del Cristianesimo, non cercheranno di attuare nuovi umanesimi illusori, con atto di pericolosa superbia, fuori di Dio, nella lontananza da Cristo”. (Padre Raimondo Spiazzi o.p.)

"I beati e i santi sono stati persone che non hanno cercato ostinatamente la propria felicità, ma semplicemente hanno voluto donarsi, perché sono state raggiunte dalla luce di Cristo. Essi ci indicano così la strada per diventare felici, ci mostrano come si riesce ad essere persone veramente umane. Nelle vicende della storia sono stati essi i veri riformatori che tante volte l'hanno risollevata dalle valli oscure nelle quali è sempre nuovamente in pericolo di sprofondare; essi l'hanno sempre nuovamente illuminata quanto era necessario per dare la possibilità di accettare - magari nel dolore - la parola pronunciata da Dio al termine dell'opera della creazione: È cosa buona. Basta pensare a figure come San Benedetto, San Francesco d'Assisi, Santa Teresa d'Avila, Sant'Ignazio di Loyola, San Carlo Borromeo, ai fondatori degli Ordini religiosi dell'Ottocento che hanno animato e orientato il movimento sociale, o ai santi del nostro tempo - Massimiliano Kolbe, Edith Stein, Madre Teresa, Padre Pio. Contemplando queste figure impariamo che cosa significa adorare, e che cosa vuol dire vivere secondo la misura del bambino di Betlemme, secondo la misura di Gesù Cristo e di Dio stesso. I santi, abbiamo detto, sono i veri riformatori. Ora vorrei esprimerlo in modo ancora più radicale: Solo dai santi, solo da Dio viene la vera rivoluzione, il cambiamento decisivo del mondo. Nel secolo appena passato abbiamo vissuto le rivoluzioni, il cui programma comune era di non attendere più l'intervento di Dio, ma di prendere totalmente nelle proprie mani il destino del mondo. E abbiamo visto che, con ciò, sempre un punto di vista umano e parziale veniva preso come misura assoluta d'orientamento. L'assolutizzazione di ciò che non è assoluto ma relativo si chiama totalitarismo. Non libera l'uomo, ma gli toglie la sua dignità e lo schiavizza. Non sono le ideologie che salvano il mondo, ma soltanto il volgersi al Dio vivente, che è il nostro creatore, il garante della nostra libertà, il garante di ciò che è veramente buono e vero. La rivoluzione vera consiste unicamente nel volgersi senza riserve a Dio che è la misura di ciò che è giusto e allo stesso tempo è l'amore eterno." (Estratto da "Discorso di Papa Benedetto XVI ai giovani in occasione della XX Giornata Mondiale della Gioventù").

Forse che la Chiesa non pensa anche a quei santi "nascosti", pur senza conoscerli individualmente? Nella festività di Tutti i Santi la Chiesa acclama e onore insieme agli Angeli tutti i suoi figli che sono giunti alla gloria del cielo. Ed ecco la mirabile visione di S. Giovanni nell'Epistola della Messa. Se in un giardino si ammira la magnificenza dei colori e delle varietà, così accade per gli eletti in cielo. La santità è appunto trasfigurazione della natura umana, perfezionamento dell'anima per opera della grazia divina.
I Santi sono i nostri fratelli, membra del Corpo mistico di Cristo; ci appartengono quindi per il vincolo che tutti ci unisce a Lui, e in Lui ci unisce tra noi. Non si deve considerare quindi i Santi come diversi o lontani dalla nostra natura. Essi infatti sono vissuti in questa umanità a contatto della realtà mondana che, a ben vedere, non varia al mutare dei tempi negli stessi errori, contrasti e dolori nei quali ci dibattiamo ogni giorno. Sono vissuti nel mondo per Dio. Con un rapido slogan si potrebbe dire: "Nel mondo ma non per il (o del) mondo". Nel fulgore della gloria la loro umanità non si è cancellata. La carità che li fece Santi è perfezionata nell'ardore dell'Amore divino ed è il legame che li unisce a noi. Perciò dobbiamo amarli, sentirli vicini, seguire e rivivere la loro vita terrena. In conclusione si può ben dire che questa festa ci richiama tutti a farci santi. Come si è visto, "Santo" è colui che si mantiene nella vita di grazia vivendo i comandamenti, la preghiera, i Sacramenti ed esercitando la virtù. La santità nella sua essenza non è riservata a solo pochi privilegiati. No, è accessibile a tutti, a qualunque ceto o condizione sociale.

La liturgia

Con l'Introito siamo invitati a godere nel Signore per questa festa della cui solennità si rallegrano gli stessi Angeli del cielo.
Con la Colletta preghiamo: "O Dio onnipotente ed eterno, che ci hai concesso di celebrare con unica solennità i meriti di tutti i tuoi Santi, Ti preghiamo di elargirci la bramata abbondanza della tua propiziazione, in grazia di tanti intercessori".
L'Epistola ci presenta la mirabile visione di S. Giovanni Evangelista: una turba di eletti di ogni lingua, popolo e nazione prostata in adorazione davanti al trono e all'Agnello.
Il Vangelo è costituito da quella stupenda pagina che fu proclamata da Cristo come bando della nuova Legge evangelica che perfeziona quella antica. E' la pagina delle beatitudini, o "Discorso della montagna". Facciamo nostro l'ammonimento di Sant'Agostino: "Chi vorrà meditare con pietà e perspicacia il discorso che nostro Signore ha pronunciato sulla montagna, così come lo si legge nel Vangelo di san Matteo, indubbiamente vi troverà la magna carta della vita cristiana. [...] Questo discorso infatti comprende tutte le norme peculiari dell'esistenza cristiana" (Sant'Agostino, De sermone Domini in monte).



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